DAI TRE PORCELLINI A TWILIGHT

Janna Carioli

 

 

IL RACCONTO MITOLOGICO

La parola mito in greco vuol dire racconto.  Il racconto mitologico è ritenuto vero dalla società che lo racconta. Gli avvenimenti raccontati, generalmente risalgono a un tempo primordiale. Quasi sempre nella storia compaiono gli dei che si mescolano agli umani. Il mito ha un valore sacro, costituisce un momento importante dell’esperienza religiosa che cerca di dare una spiegazione a fenomeni naturali e agli interrogativi sull’esistenza e sul cosmo. Non esistono culture che non abbiano miti. Capita invece che popoli vissuti in tempi lontani nel tempo e dello spazio, abbiano miti simili. Com’è possibile? La spiegazione più accreditata è che  il racconto mitologico è uno strumento  che da sempre gli uomini hanno usato per  dare una spiegazione alle forze che regolano la natura, e le leggi della vita: la nascita, la crescita, la morte e che certe intuizioni ed esperienze siano tanto comuni fra gli uomini che pur non avendo rapporti tra loro,  molti popoli le abbiano  espresse servendosi delle stesse immagini.

Dunque, il mito nasce da profondo bisogno dell’uomo di dare una risposta ai propri “perché”, “perché” cosmologici, morali, alle proprie paure ed attese, dal cercare di capire  e capirsi.
Ma queste esigenze profonde si ritrovano anche nel mondo fantastico della fiaba e proprio queste esigenze spiegano anche  l’attenzione  con la quale il bambino  le ascolta .

 

LA LEGGENDA

Anche le leggende traggono il loro contenuto dalle vicende di una comunità, da eventi che si presumono realmente accaduti. Ma, a differenza dei miti, le leggende hanno una collocazione più precisa nel tempo, una maggiore determinazione di luoghi, date e personaggi. 

Le narrazioni mitiche  invece hanno una connotazione  che accomunano l'umanità  intera.

 

SI SONO NASCOSTI NELLE FIABE

Esistono dei punti di contatto tra mito e fiaba?
L’antropologo Levy Strauss dice che è impossibile separare nettamente i due generi. Pur tracciando delle differenze. I miti rappresentano conflitti di carattere cosmologico:   le fiabe , invece raccontano di opposizioni più lievi, presentano maggiori possibilità di gioco. Sempre Levy Strauss dice: “le fiabe sono miti in miniatura in cui le stesse opposizioni sono riportate in scala ridotta”. Potremmo dire che nel corso degli anni molti antichi miti si sono nascosti  nelle fiabe. In un luogo protetto, rivolto apparentemente ai bambini.  Dico apparentemente, perché in realtà la fiaba anticamente era rivolta a tutti. Veniva raccontata, in genere dalle donne,  durante le sere di veglia nella stalla, o attorno al fuoco e il pubblico era costituito da adulti e bambini insieme. Esattamente come succede adesso con la televisione, la moderna raccontatrice di storie. Chissà, forse anche il fatto che  la parola “Televisione” in italiano sia di genere femminile non è casuale. 
Uguale fra i due generi : Mito e Fiaba, è anche il “Once Upon a time” , il “c’era una volta” che colloca in tempi remoti gli avvenimenti. Per il mito il pensiero corre alla notte dei tempi, mentre per la fiaba si pensa istintivamente a un tardo Medio Evo… anche se l’origine di alcune fiabe risale a migliaia di anni fa. Comunque  siamo sempre  in una dimensione fuori dal tempo.  

 

L’IMPORTANZA DEL “C’ERA UNA VOLTA”

C’era una volta. Queste parole sono importantissime e non solo per motivi narrativi.  Il racconto della fiaba resta paradigmatico, ma  viene confinato in un mondo lontano, in un tempo indistinto e impenetrabile. C’era una volta… dunque nel passato.  In un tempo che non può tornare, che rimane ben separato dal presente.  Che permette di mettere un argine alla paura  perché l’immaginazione confina lupi, giganti, orchi e streghe cattive in un mondo  senza rapporto né comunicazione con la realtà del quotidiano nella quale è  impossibile che essi possano  arrivare.

 

PERCHE’ EDULCORARE LA FIABA?

Molti adulti hanno la tentazione di cambiare il finale alle fiabe.
Hanno paura che la crudezza del racconto spaventi il bambino. 
Ma così facendo  privano la fiaba delle valenze e della funzione  che ha:  quelle di rispondere  al bisogno profondo che ha l’uomo, bambino compreso, di dare una risposta alle proprie paure e alle proprie aspettative. 
Malgrado l’apparenza, nelle fiabe non ci sono vittime.  
Semplicemente il polo negativo  è  necessario  per far maturare il cuore.
La fiaba raccontata da una voce amica, che sa capire e dosare i toni, rappresenta di per sé l’argine a qualsiasi paura. 
La fiaba ha il potere di affrontare temi che altrimenti sarebbero un tabù.   
Spiegare la morte a un bambino, per esempio,  è uno dei compiti più difficili che a un adulto può capitare di affrontare. 
Molte fiabe, invece, iniziano con la presenza della morte, introducendola come elemento con il quale, per forza di cose, bisogna fare i conti. Cenerentola e Biancaneve  tanto per citare due protagoniste famose, sono due orfane di madre. Spesso i classici tre fratelli partono per il mondo dopo la morte del padre.  Il Re proclama che dopo la sua morte il suo regno sarà governato da chi saprà conquistare l’amore della figlia… 
La morte dunque viene messa sul tavolo come un dato di fatto di cui bisogna prendere atto. Viene spesso usata come motivazione di una partenza tutta in salita del protagonista.
Le fiabe mettono il bambino di fronte ai principali problemi umani: il bisogno d’amore,  i conflitti edipici, le gelosie, l’angoscia da separazione e di morte, la paura di essere abbandonati, rapiti.
Nel mondo tecnologico di oggi, gli episodi brutali delle fiabe sono stati sostituiti dagli spot televisivi; mostrano per esempio una foto di famiglia, con un suo componente cancellato, e la foto macchiata di sangue, per far vedere che cosa  succede se si guida ubriachi. L’uso brutale delle immagini  sia visive che narrate, è un sistema antico per provocare l’Io emotivo  per fargli fare attenzione a un messaggio serissimo .
Durante i miei incontri con le classi parlando con i bambini ho verificato che le due paure più presenti sono la morte dei genitori e il rapimento.  Quante sono le fiabe che mettono in scena queste ipotesi? Centinaia. Centinaia quelle in cui i protagonisti vengono sequestrati da una strega cattiva: Raperonzolo, la regina delle nevi… tanto  per citarne due.  
In modo simbolico  mettono in scena conflitti interiori  che  appartengono anche al bambino e ne facilitano  le eventuali risposte.
Non è un caso che siano i bambini a scegliere fra le tante qual è la loro fiaba preferita, in un momento preciso del proprio sviluppo.
E quella chiederanno ripetutamente, senza sapere coscientemente il perché. E la vorranno fino a quando dentro di loro il conflitto che  stanno vivendo, non sarà superato, spesso senza essere nemmeno espresso in modo evidente.  
Tornando al problema della paura: paradossalmente, a un bambino fa molta più paura un racconto di zombie o di vampiri,  che uno con il tradizionale lupo o il terribile orco. Il motivo è semplice: Zombie e Vampiri non sono confinati nel “c’era una volta.” . Possono entrare, ipoteticamente, nel suo mondo reale. Costituire un pericolo concreto.
Nella fiaba, invece, il pericolo e il nemico sono da un lato reali, perché Cappuccetto viene davvero mangiata, ma c’è la sicurezza del lieto fine.
Se un adulto ha una buona capacità di narrazione,  riesce a far vivere al bambino tutti gli step  della paura,  Gli consente di sentirsi abbandonato e sperduto nel bosco, come Hansel e Gretel, ma di sapere, in fondo in fondo che potrà ritrovare la strada.

 

I DIVERSI PIANI DEL RACCONTO

Sia nei miti che nelle fiabe si opera su due piani. Uno è quello  apparente della narrazione. L’altro è quello del meta-linguaggio. In una fiaba il re non è soltanto un re e la pastorella non è soltanto una pastorella.  Sono figure archetipiche  che servono a mettere in scena le opposizioni:  Maschio /Femmina ,   Vecchio/Giovane,  Ricco / Povero…
Le fiabe popolari sono il frutto di una lunga serie di storie raccontate e ripetute nel corso degli anni, con mille varianti e mille diverse sfumature.   Cenerentola, per esempio, ha più di 300 versioni ed è la fiaba più conosciuta al mondo.
Nella versione egiziana si chiama Rodopì e la scarpetta d’oro le viene regalata dal Faraone. In Cina si chiama Ye Xian. In Arabia la scarpina diventa zoccoletto.  Da notare che la scarpetta di vetro citata dai Fratelli Grimm, probabilmente deriva da un errore di traduzione. Infatti nella versione francese la scarpetta era di vaire, un roditore simile all’ermellino. Ma la parola è simile a Verre, “vetro” e vetro è rimasta. A parte le centinaia di riduzioni teatrali, musical ecc, messe in scena nel tempo,  abbiamo, in anni recenti, un principe Richard Gere che sposa la sua Pretty Woman, o, sempre Richard Gere, che sposa l’operaia in Ufficiale Gentiluomo. In Argentina  hanno fatto addirittura una soap di 140 puntate che si chiamava “Grecia”.   Le storie cambiano nel tempo  ma conservano inalterata la struttura narrativa. In sostanza: il re che sposa la pastorella.

 

LE RAGAZZE DA MARITO

Analizzando le fiabe, vediamo che in moltissime c’è la categoria: “ragazze da marito”
Biancaneve, Cenerentola, Raperonzolo, la Bella e la Bestia...
Di sicuro non è un caso che la protagonista di Twilight che ha venduto milioni di copie si chiami “Bella”. E’ una fanciulla, che si mette perennemente nei guai,  indecisa nella scelta fra un Vampiro e un Licantropo.   Stephanie Meyer in questo caso ha compiuto una operazione furba: ha usato la struttura della fiaba, trasportandola nel presente e facendo una commistione  di genere fra fiaba e Horror  E’ un romanzone che è piaciuto dalle tredicenni  fino alle nonne cinquantenni.   
C’è stato, in sostanza un passaggio dalla fiaba a Dylan Dog…  ma  al fondo è la fiaba con tutti i suoi passaggi classici, che ha costituito la tessitura del racconto.
L’uso della fiaba è chiaro anche nella iper-letta trilogia delle 50 sfumature di rosso, nero e grigio  in cui  una giovane ragazza nullatenente incontra  un pseudo-sadico ricco sfondato.  Fiaba anche  nel 100% dei romanzi di genere stile Harmony (8 milioni di copie vendute all’anno): la fanciulla debole povera indifesa che incontra  il giovane industriale/ pilota/ sceicco/ comunque ricco e attraverso mille prove arriva al lieto fine.
Tornando alle nostre fanciulle da marito dicevamo che la fiaba offre modelli di comportamento.  Nel nostro caso  siamo in presenza di fanciulle, che si trovano in costante  difficoltà.  In genere non riescono a salvarsi da sole ma serve il principe baciatore  (vedi Biancaneve e  Bella Addormentata) o il principe calzolaio  di  Cenerentola.  O, come nel moderno romanzo di Twilight il Vampiro  salvatore, alleato del licantropo.
In ogni caso vale l’assunto che nelle fiabe la bellezza è indispensabile.
In alcune fiabe abbiamo in alternativa alla ragazza in pericolo, la ragazza superba che va “domata”.  Nella fiaba “Bazza di tordo”,  per esempio.
Qui abbiamo un re che ha una bellissima figlia ma arrogante che rifiuta tutti i pretendenti, fino a quando il re, stufo, giura di darla in sposa al primo accattone che passa. Un musico lercio e stracciato arriva e la fanciulla deve andare con lui.  E qui iniziano le sue peripezie, perché deve guadagnarsi il cibo lavorando duramente…
Questa trama della fiaba vi ricorda qualcosa? Magari “La Bisbetica domata” che Shakespeare ha scritto alla fine del 1500 e che, evidentemente,  ha pescato nel patrimonio fiabesco…
 Ma è anche buona parte della trama del film della Weirthmuller Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto   del  1974, scritto 400 anni dopo.   

 

IL VIAGGIO DELL’EROE

Un altro “Must” delle fiabe  è quello della partenza. C’è sempre un momento in cui l’eroe  decide (o è costretto) a partire.  Il viaggio, in tutte le narrazioni di struttura fiabesca è una metafora che rappresenta il percorso di formazione.
Qui peschiamo in modo evidente dal mito. Un classico è il viaggio di Ulisse. Ma nelle fiabe è un classico anche la struttura dei tre fratelli che partono uno alla volta, due sono fetenti e solo il più piccolo e il più gentile riuscirà a vincere le avversità in genere con aiuti magici e a tornare ricco sfondato a casa.  
Se fate mente locale e avete letto il romanzo di Hunger Game (o avete visto il film) noterete l’analogia.   Ma volgarizzando i riferimenti, anche l’Isola del Famosi ha delle analogie: il viaggio, la sfida, gli aiuti, il premio finale.
Attualmente, in molti film  l’aiuto magico è sostituito dall’aiuto tecnologico  futuribile: 007,  Star Treck, o Mission Impossibile, tanto per citare  .    
Nelle fiabe  l’eroe  in genere, è lo sconosciuto che arriva nella comunità  e ne stravolge le regole, come  il contadino che arriva alla reggia, e sconvolgendo l’ordine esistente, supera le prove per la conquista della principessa.
Nel cinema abbiamo  Mary Poppins che arriva nella famiglia  inglese/  Nell’attimo fuggente  è il professor Keating… la struttura della narrazione fiabesca si ripete. 

 

LE EROINE INVECE

Se nelle fiabe gli eroi partono, le eroine, invece, in genere non vanno da nessuna parte. Non a caso, quando ci provano, vengono punite.
(Vedi Cappuccetto Rosso)  o Riccioli d’oro e i tre orsi, che nella versione più antica, non era una bambina ma una vecchia che veniva impalata sul campanile di Saint Paul, Poi, visto che la vecchia faceva poca tenerezza, nel tempo divenne una bambina che doveva difendersi dall’ira dei tre orsi e a malapena riusciva a scappare.
Nei pochi casi in cui le eroine partono per un viaggio spesso si travestono da uomo. Vedi Fanta Ghirò, vedi Mulan,  ma alla fine del viaggio, riprendono sempre il loro posto e il premio, in genere, è il matrimonio…
Tornando alle caratteristiche delle nostre eroine: devono essere laboriose: vedi  Biancaneve che fa la colf ai sette nani, Cenerentola, anche lei  casalinga disperata.

 

COSA NON DEVONO FARE LE EROINE

Non devono cedere alle lusinghe del piacere. A Biancaneve, succedono i guai, perché apre la porta per comprare dei nastri.
Karen, l’eroina di scarpette rosse, non resiste alla voglia di indossare le scarpette ed è costretta a ballare… finchè morte non la separi. (dalle scarpette).
Cappuccetto Rosso viene mangiata perché si fida del lupo…  
La fiaba  contiene i codici di comportamento, gli orizzonti cosmogonici di riferimento di una intera cultura, riferita a un periodo temporale e storico molto ampio.
 Il racconto offre la possibilità di aderire ai valori etici  che una comunità ritiene essenziali per la propria esistenza. Questa adesione avviene attraverso uno strumento mediatico: l’identificazione del bambino con la figura dell’eroe. In tutti i generi narrativi, passati o presenti,  l’eroe ha un valore e un senso perché rappresenta il medium visibile dei  valori e dei principi   fra  comunità e individuo.   

 

IL RE

Il re è sempre a casa ed è sempre a suo agio/ Il re deve governare e ha un unico problema: assicurare la stabilità del regno  a qualunque costo. Cosa vuol, dire “a qualunque costo”?  Spesso, nelle fiabe, vuol dire cedere la figlia. Cosa che è avvenuta per secoli nella realtà  delle monarchie regnanti. I figli erano merce di scambio.
Cosa diventa il Re in TV? In Beautiful, per esempio,  Stefanie Forrester, che a suo modo era una regina  ne fece di cotte e di crude per conservare il suo regno e dall’altra parte, il male, la strega Sally Spectra, ha combattuto ad armi pari.

 

PERCHE’ I PRINCIPI SONO SEMPRE AZZURRI

Una piccola nota di colore. Nella simbologia dei colori, l’azzurro è l’emblema della lealtà, dell’idealismo. E nella fiabe italiane  i principi sono definiti “principi azzurri”. Non esistono principi verdi,  rossi o gialli.
Anche qui, vediamo che in  televisione, attuale spacciatrice di storie, tre quarti delle scenografie hanno lo sfondo azzurro. Mediaticamente ti viene detto: Io sono dalla parte dei buoni.  Berlusconi che si intende di comunicazione, ha scelto come suoi i colori dell’azzurro.
Santoro, altro furbacchione comunicativo, volendo comunicare che lui fa la parte del diavolo, ha scelto come colori il rosso e il nero.   

 

STREGHE ORCHI LUPI  IL RUOLO DEI CATTIVI.

Tornando ai nostri personaggi. La strega è il simbolo della Madre Natura che mette al mondo i figli per poi mangiarseli.  Vive nel bosco dell’inconscio. Spesso ha al servizio animali , che rappresentano le energie selvagge. Spesso è rappresentata a cavallo di una scopa, simbolo fallico che vorrebbe governare. 
Quante streghe ci sono nelle storie recenti?  Nella carica dei 101 abbiamo  Crudelia Demon, in Ugly Betty  c’è Willelmina,…  

I greci dicevano “Kalos kai agathos” (Chi è bello è buono). Per contrasto, la strega,  spesso è fisicamente orribile: naso adunco, denti marci, voce acuta… e questo la identifica con la cattiva.  Il dubbio è: E’ brutta perché è cattiva o è cattiva perché è brutta?  

La fiaba è una medicina che ha come principio attivo la narrazione.         
E’ una saggezza millenaria che aiuta l’uomo a realizzare i propri sogni: trovare l’amore, costruire una casa, progettare un’opera.
Le fiabe permettono al bambino di controllare il caos interiore, tra le tendenze aggressive e  quelle buone.
Le prime sono proiettate su un lupo o una strega e, soddisfacendo il proprio impulso fanno una brutta fine.
 I sentimenti buoni possono essere indirizzati su un principe, una principessa, su un eroe, permettendo a se stesso di identificarsi con uno di questi personaggi.
Nella tradizione fiabesca sono contenuti molti generi.
C’è il noir: Barbablù, Giovannin senza paura e Hansel e Gretel dalle quali Stephen King ha tratto ampiamente atmosfere e spunti.
C’è  la love story con la fiaba classica.
C’è l’avventura. “The Game of thrones” , pesca a piene mani nelle fiabe, mescolando trame fiabesche. 
C’è la fiaba umoristica che offre la rivalsa dell’infrazione alla regola con Giufà.  Giufà  è un personaggio che ritroviamo nelle fiabe di tutte le culture, dal polo sud al polo nord.
E  lo sciocco che, malgrado non ne azzecchi una  alla fine ribalta i guai sul prossimo ed esce indenne dai disastri.  A lui   si sono rifatti i comici di mezzo mondo.  Giufà è Stallio di Stallio e Ollio. E’ Jerry Levis,   Checco Zalone…
Le fiabe offrono ai bambini anche il piacere della scatologia. C’è perfino una fiaba in cui una donna viene creata dalla cacca.  Dunque sono di grande godimento e di grande utilità  per una fase  spesso molto lunga della vita  dei bambini.

Tornando ai personaggi archetipici: 
I giganti e gli orchi rappresentano la forza bruta che non ha sviluppato e nutrito la propria parte spirituale. Il lupo, insieme all’orco e alla strega, rappresenta la minaccia, la sfida alla morte per continuare la vita o morire e rinascere.   Il  lupo, come simbolo, ha in sé il suo doppio: bestia selvaggia portatrice di morte e distruzione, ma anche iniziatore e portatore di conoscenza.
Nella fiaba di Cappuccetto il lupo ha  valenze che  nel corso del tempo hanno subito parecchie trasformazioni.  Anche Cappuccetto è fra le storie universalmente raccontate.  Si raccontava già nel 1300 e all’epoca Cappuccetto salvava sé stessa e la nonna da sola gabbando il lupo.
Alla fine del 1600 nei racconti mamma Oca di  Perrault, la valenza sessuale  del lupo che si infila nel letto e Cappuccetto che si avvicina è  più esplicita. Cappuccetto veniva mangiata dal lupo, senza possibilità di salvezza e la morale finale diceva:


“Qui si vede che i bimbi, ed ancor più le care 
Bimbe, così ben fatte, belline ed aggraziate 
Han torto ad ascoltare persone non fidate 
Perché c’è sempre il lupo che se le può mangiare. 
Dico il lupo perché non tutti i lupi 
Son d’una specie, e ben ve n’è di astuti 
Che, in silenzio, e dolciastri, e compiacenti, 
inseguon le imprudenti fin nelle case. 
Ahimè son proprio questi
i lupi più insidiosi e più funesti! ” 
(Da I racconti di Mamma Oca di Charles Perrault nel 1697). 

I Grimm,  all’inizio del 1800 introducono una variante che mette in campo il taglialegna, o il cacciatore.
Nel 1976 Robert de Niro in Taxi driver fa ipoteticamente la parte del cacciatore e uccide il lupo che ha sedotto Jodie Foster Cappuccetto Rosso.


LA TELEVISIONE HA CAPITO TUTTO

Dei bambini si dice che sono “nativi digitali” e di sicuro sono molto più abili nell’uso di strumenti tecnologici di molti adulti.  Ma facciamo attenzione: Lo strumento non è il contenuto. 
Un cellulare, un computer, un tablet, non sostituiscono il bisogno di ascoltare fiabe. Non costruiscono identità culturale e sociale .
C’è da dire d’altra parte, che la televisione  si è impadronita della narrazione:
Se sparisce qualcuno c’è la trasmissione che lo ritrova.
Se mi salvo da un incidente mortale c’è il programma che lo rimette in scena
Se litigo con il principe del castello vicino vado a Forum…
Il bisogno di mito che abbiamo tutti ha dato alla televisione la forza di diventare essa stessa   il mito dei miti.
“Vorrei andare in TV, così diventerei un mito”. E i bambini, ma non solo loro, acquisiscono un “io” che non sarà mai il loro.  
Il guaio è il miscelamento dei generi. La Tv passa da una notizia sui Morti di Lampedusa alla pubblicità della merendina, al talk urlato, al ballo del principe sotto le stelle. Gli rappresenta un mondo senza sentimenti in cui si può conquistare tutto senza fatica e senza impegno..
La pubblicità si è impadronita dei simboli. 

È importante che i bambini non si limitino a costruire il proprio immaginario su materiali contemporanei forniti dai mass media. Anzi, sarà proprio la  confidenza e la conoscenza  del mondo  delle fiabe a rendere comprensibili e decodificabili molte proposte televisive e cinematografiche che si propongono come attuali e innovative. 
La fiaba è schematica, essenziale, ma è un racconto particolarmente coinvolgente.  La sua brevità, la concretezza dei dettagli, la separazione netta tra bene e male, la   caratterizzazione dei personaggi forniti, per lo più di un unico elemento distintivo (o buoni o cattivi, o furbi o sciocchi, o pavidi o coraggiosi ecc.)   

 

SE SIETE ANCORA VIVI…

Vi faccio l’ultimo promemoria, sempre prezioso, sulle funzioni della fiaba identificate da Propp

Occasionalmente, alcune di queste funzioni possono essere invertite: ad esempio, l’eroe potrebbe ricevere l’oggetto magico quando si trova ancora a casa, anticipando quindi la funzione del donatore. Più frequentemente, il donatore nega l’oggetto all’eroe per ben due volte prima di consegnarglielo, secondo quelle che vengono chiamate “Le tre regole della Cultura Occidentale”.