Non è un programma didattico

Durante gli incontri che faccio con genitori e insegnanti, spesso mi viene chiesto se Melevisione sia  un programma didattico.  Io rispondo che non lo è per scelta. La televisione di per sé è pedagogica perché dà orientamento al sistema dei valori, offre punti di riferimento. Se usata male ha un grande potere distruttivo con effetti ritardati nel tempo. Se usata bene ha effetti positivi, altrettanto duraturi.  Durante le oltre  mille puntate scritte, abbiamo parlato di tutto: dei vulcani, della luna, delle formiche, delle uova, dei dinosauri, dell’acqua… abbiamo parlato degli egiziani, degli aztechi dei pirati,  ogni volta abbiamo offerto informazioni, curiosità, riferimenti culturali, e questo riteniamo sia un contributo positivo. Ma il nucleo e la forza di Melevisione stanno altrove.

 

Sentimenti ed emozioni

Melevisione parla di sentimenti e di emozioni.
Un bambino, da grande non ricorderà le spiegazioni sul mondo che via via ha ricevuto da insegnanti e genitori, ma ricorderà le emozioni che ha vissuto: momenti di gioia, di paura, di rabbia, di piacere… E’ attraverso le emozioni che  si sperimenta il mondo. Quelle dei bambini sono emozioni intense, totali, che fanno fatica a gestire e da cui spesso vengono sopraffatti. Soprattutto,  non riescono a dare voce al magma profondo che sentono dentro.

Uno strumento antico, che funziona da millenni per aiutare i bambini a comunicare i loro sentimenti e a decodificarli è la fiaba, Da millenni la fiaba dà voce alle emozioni usando la metafora del racconto.

 

La forza della fiaba

La Melevisione affonda le proprie radici nella fiaba. E la sua forza è data in grande parte da questo. Per raccontare usa i personaggi archeticipi: una fata, una strega, un Lupo, un Orco, un Eroe e una Eroina che nel programma si incarnano in personaggi precisi: Lupo Lucio, Strega Varana, Milo, Fata Lina eccetera. Usando e giocando con la fiaba in tanti modi, di fatto, simuliamo quello che i bambini fanno da sempre, ossia i giochi di ruolo, che sono il presupposto primo della creatività.
Melevisione, di fatto, è un grande gioco di ruolo che mette in scena quello che il bambino fa giocando: come diceva Franco Passatore “Io ero l’albero e tu il cavallo”.
La differenza con la fiaba è che attraverso i nostri personaggi-archetipi noi non raccontiamo sempre la stessa storia ma ne raccontiamo mille diverse.
Il nostro è un programma che accetta l’emozione come abitante delle storie, come energia positiva che permette il superamento della fatica del crescere, trasformandola il una avventura piacevole… o perlomeno, possibile. Nei fatti, non si sgombra la strada da errori e difficoltà, ma si traccia un sentiero che il bambino sente di poter percorrere con sicurezza, sentendosi meno solo, perché ad accompagnarlo c’è un folletto amico.
Il mondo rappresentato è fatto da una decina di set, bellissimi… ma di visibile cartapesta. Ma il mondo evocato, fatto di mille luoghi magici e lontani, viene portato dentro le storie, allargando la sfera della immaginazione.

 

 

Il lavoro di scrittori

Il nostro lavoro di scrittori è trovare le parole giuste per raccontare. Di tutto si può parlare. Noi la chiamiamo “l’enciclopedia delle libere voci”. Cerchiamo di  offrire ai bambini storie paradigmatiche e metafore dietro le quali ripararsi quando sentono che quello che vivono è difficile da dire.
Il mestiere di scrittore televisivo è molto diverso da quello di scrittore di libri.  
Uno scrittore di libri è professionalmente un solitario. Scrive da solo, quello che gli pare, quando gli pare e si confronta solo con l’editore. Certo, una volta che il suo libro sarà stampato, incontrerà anche i suoi lettori, ma sempre da una posizione di forza.
Uno scrittore televisivo deve per forza essere un animale sociale: il suo lavoro, che è la pietra angolare del palazzo, (perché se scrive brutte storie la costruzione crolla) viene condiviso da una ottantina di persone, ognuna delle quali deve entrare in sintonia e dare il proprio contributo perché la pagina scritta diventi un prodotto finale diverso: un programma che si serve di immagini, suoni, suggestioni  che agiscono come amplificatori di emozioni. E’ quindi una responsabilità grande.  

Come autori televisivi non bisogna mai perdere di vista questa trasformazione. Scrivendo  dobbiamo compiere uno sforzo di immaginazione che “preveda” il risultato, Si scrive all’interno di una cornice scenografica, tenendo conto dei problemi di produzione, dei tempi… insomma è un lavoro di squadra. Essere anche scrittori di libri aiuta, nella costruzione di storie e nella ricchezza del linguaggio. All’interno del nostro gruppo ci sono cinque scrittori di libri per ragazzi.

 

Ogni autore scrive una storia intera

Ogni autore scrive una puntata intera. Il lavoro non è spezzettato, tranne che per le filastrocche, che vengono delegate a Bruno Tognolini e le canzoni che vengono scritte da alcuni che hanno più confidenza con questo modo di esprimersi. Ognuno di noi, quindi, ha la possibilità di sviluppare una storia intera con i propri stilemi, che sono diversi da autore ad autore. Perciò, pur nella condivisione di un minutaggio, dei ruoli dei personaggi, del numero di scene c’è una diversità nella scrittura di ogni copione che garantisce una gamma di colori più larga. La compattezza del programma viene garantita dalla scenografia, dai personaggi, dalla confezione.

 

La scelta della situation comedy

A parte la puntata di cui parliamo oggi, “Il segreto di Fata Lina” che  è una puntata volutamente atipica rispetto alle altre, scritta con toni seri, noi abbiamo scelto di scrivere una situation comedy per bambini. Di raccontare, cioè, le avventure dei nostri personaggi in chiave umoristica. Il motivo è che ridendo si riescono a dire cose serie. Si sdrammatizzano tanti problemi. Se per esempio si riesce a parlare del bullismo mettendo in ridicolo il bullo, si fa un buon servizio, più che fare tanti “fervorini” morali. Il riso è un grande strumento pedagogico.

 

Di cosa ridono i bambini

Ovviamente ci siamo chiesti di cosa ridono i bambini. Sappiamo che tanti di loro sono spettatori abituali di varietà comici per adulti come Zelig, Scherzi a parte, la Corrida. Sono anche grandi consumatori di pubblicità, in cui spesso il messaggio viene veicolato attraverso una azione comica.
I bambini, dunque, conoscono e apprezzano le gag, le battute, l'intreccio che sta dietro ad uno scherzo ben congegnato.
Ma se la Melevisione usasse solo gli strumenti proposti da questi varietà chiuderebbe dopo la ventesima puntata per mancanza di argomenti. Un programma seriale per bambini non può nutrirsi di materiale autoreferenziale come spesso si fa in TV, o cronachistico, o parodistico.
Melevisione è un mondo ricco di suggestioni (quello della fiaba, come dicevamo prima) all'interno del quale vengono raccontate storie. E' la ricchezza di questo mondo che permette la varietà di spunti indispensabili ad una produzione seriale. Nella scrittura delle puntate teniamo fortemente conto della componente comica , utilizzando i meccanismi classici del “far ridere”.
L'errore, l'equivoco, il problema che sorge sono gli elementi che scombinano ogni giorno l'idilliaco mondo del Fantabosco. E' da questo incaglio che parte la macchina drammaturgia che viene svolta comicamente. Un giorno può essere la strega che decide di catturare tutte le lucciole per addobbare il suo personale albero di natale, un altro saranno principe e principessa a litigare e dividere i loro regni, un altro ancora il lupo tenterà di spacciarsi come cuoco di corte. Oppure sarà il turno dell'orco che verrà costretto a farsi un bagno ecc.
Per raccontare si userà il gioco degli equivoci, degli scambi, del travestimento, del tormentone. Meccanismi che sono usati dalla commedia da migliaia di anni dal varietà da centinaia, dal cinema comico da decine e che noi cerchiamo di tradurre nella scrittura televisiva di una sitcom per bambini.
Per mantenere la loro attenzione all'interno di una puntata serve ritmo.
Come si ottiene questo ritmo vista l'impossibilità di effetti speciali sorprese esterne e grandi scenari? I nostri strumenti sono:

•  Un forte intreccio della storia
•  Il cambio di scena
•  I meccanismi comici (di cui sopra)

 

I personaggi comici

La presenza di un personaggio comico all'interno di una situation comedy è fondamentale. Non è facile trovare attori che abbiano questa capacità. Occorre avere i tempi giusti, una vis naturale e una fisicità che già di per sé, attraverso espressioni e gesti, faccia ridere. In cinema sono detti “i caratteristi” . O queste capacità un attore le possiede nelle sue corde o non le imparerà mai. Se si trova l'attore comico giusto per il ruolo che lo richiede è una vera ricchezza per il programma.
Ovviamente il personaggio deve offrire all'attore una sua forza: deve avere una storia, una tradizione e una dignità. L'esempio classico è Charlie Chaplin, il personaggio più dignitosamente divertente della storia del cinema, diventato tutt'uno con l'attore. Un personaggio comico va fatto vivere attraverso le storie.
Si può dire che esiste perché esistono le storie che attraversa.

Lupo Lucio

Alcuni personaggi di Melevisione sono fortemente caratterizzati. Recitano addirittura “sotto maschera” (un trucco molto accentuato), come Lupo Lucio, per esempio.
Scavando nelle origini e arrivando fino alla commedia dell'arte, Lupo Lucio è un Arlecchino: furbo, infingardo, ladro, mentitore, ma in fondo in fondo di pasta buona, che busca ogni volta un sacco di metaforiche (non c'è violenza nel programma) legnate.
Lupo Lucio è il bambino mascherato. Lo è nelle sue pulsioni primarie come la fame atavica. Lo è nella ricerca di soluzioni immaginifiche per costruire trappole, lo è nelle sue marachelle, lo è nella sua paura (che i bambini riconoscono come propria) di fronte a situazioni sconosciute o a richieste sociali di generico coraggio.
Al circo sarebbe il Clown dal naso rosso e dagli abiti arrangiati. I bambini sanno che ogni suo tentativo di camuffamento verrà inesorabilmente scoperto e godono nell'aspettare “come”.
Da parte degli autori c'è sempre l'attenzione nella scrittura nel mettere al corrente i piccoli spettatori di ciò che il lupo sta macchinando. Non ci sono “colpi di scena”.
Al contrario, si usa il meccanismo dell'inclusione. Un nobile maestro di questo sistema era Hitckok che dava allo spettatore sempre più informazioni di quante ne fornisse ai suoi protagonisti e questo garantiva la suspence. Anche per il riso funziona allo stesso modo: se sopra la porta sappiamo che c'è un secchio pieno d'acqua, la “macchinetta comica” si carica nell'aspettativa del gavettone sulla testa di chi casualmente entrerà da quella porta.
I bambini dunque anticipano la storia e il sapere che succederà lo smascheramento, è alla base del loro divertimento.
Anche i travestimenti di Lupo Lucio fanno parte del gioco abituale dei bambini. Travestirsi per loro è uno dei piaceri maggiori. Lupo Lucio è un personaggio comico a tutto tondo che usa come spalla gli altri personaggi più seri.

 

Orco Rubio e Orchidea

Un altro personaggio usato comicamente è l'Orco. Ciò che fa ridere di Orco Rubio sono la sua ottusità e il linguaggio, appositamente maccheronico.
Il vocabolario di Orco Rubio è paradossale. Nel suo caso, sono i giochi di parole, i calembour gli elementi che fanno scattare il meccanismo del riso. Scherzero, giornata stupendeggiante, granderrimo, piccolerrimo, bislungo, bislargo, bisgrande, biscorto… Le materie che si insegnano a Orchiburghia, paese natale di Orco Rubio sono “ caccia di bumbi”, “pugno al cinghiale” e “capocciate nel muro ”. I suoi balli sono il calciastinco e il pestazoccolo…
Questo gioco del fraintendimento delle parole nel varietà era usato da Totò e Peppino De Filippo edai fratelli De Rege . I bambini amano moltissimo i giochi di parole. Loro che vengono costantemente ripresi dagli adulti provano una grande soddisfazione nel fatto che c'è chi parla più strano di loro.
Un altro elemento che diverte molto i bambini e che li accomuna all'orco è il ribaltamento dei valori di pulizia e di educazione dell' “ordine costituito” (leggi mamma e papà). Un orco si ficca le dita nel naso, si lava solo quando piove, mangia con le mani… Il piccolo (e tutto sommato moderato) repertorio escatologico dell'Orco, riscatta i bambini da tutte le sgridate che prendono quando non si comportano “come si deve”. Sgridare l'orco è come sentir sgridare se stessi senza danno. Di recente, per arricchire la sua possibilità di narrazione e presenza, a Orco Rubio è stata trovata una “sfilanzata” di nome Orchidea, che traduce al femminile le energiche abitudini di Orchiburghia.

 

La strega

Pur essendo fortemente caratterizzata come “maschera”, a differenza della strega precedente (Strega Salamandra) che aveva in sé caratteristiche comiche, Strega Varana è una strega “seria”, a tratti anche drammatica. Nel suo caso, proprio la sua drammaticità viene narrativamente utilizzata per innescare una comicità di situazione. I suoi malefici che il più delle volte si ritorcono contro di lei creano il classico “problema” che innesca il gioco comico.
Nel circo sarebbe il Clown Bianco, crudele e dominante.

 

Principe e Principessa

In altri personaggi come la Principessa o il Principe, che di per sé sarebbero personaggi seri, vengono utilizzati in chiave comica esasperando la loro ricerca formale di perfezione che viene “sporcata” dagli eventi e toglie loro regalità, originando, anche in questo caso, il meccanismo del riso.

 

La partitura comica

Non c'è nulla che di per sé faccia ridere “a prescindere”.
Bisogna aver chiari i ruoli di comico e spalla, scrivere battute comprensibili ai bambini: che rientrino cioè nel loro mondo di riferimenti conosciuti.
Attraverso la risata, l'approccio comico, si possono trasmettere ai bambini anche informazioni e contenuti che proposti in altro modo risulterebbero pedanti e moralisti.
La scrittura comica è una vera e propria partitura che ha tempi e ritmi precisi e in una produzione seriale le storie sono fondamentali per costruire un intelligente palcoscenico per la risata.
In televisione gli autori devono avere anche la capacità di tradurre in immagine ciò che vogliono raccontare. La parola, la pausa, la battuta vanno benissimo, ma vanno sempre tenuti presente anche il gesto, il movimento…e l'immobilità. Nulla è più comico di un Lupo Lucio messo a fare la statua con una mosca che gli ronza attorno. La scrittura, in sostanza, deve tenere fortemente conto del mezzo che usa per esprimersi e uno scrittore televisivo deve chiedersi sempre “cosa faccio vedere qui?” e non solo “cosa voglio dire”.

 

Puntate pesanti e puntate leggere

All’anno scriviamo in media circa 120/130 puntate. Di cui almeno una decina hanno un peso specifico diverso dalle altre. Per peso specifico intendo le tematiche. Le molestie sessuali, come nel caso di oggi, la morte, come nel caso della prossima puntata di cui si occuperà la Erikson, o il bullismo, il doping, l’adozione, l’essere stranieri, la disabilità…

 

Le perline

Ma a prescindere dai temi, abbiamo presente che in ogni puntata deve esserci “una perlina”. Che significa? Significa che anche la puntata più buffa, più clownesca, più pazza, deve avere al proprio interno un pensiero. Non parlo di morale finali.  Può essere la filastrocca, la canzone, o semplicemente la scelta che si offre al bambino fra modelli positivi e negativi con i quali confrontarsi e schierarsi. Vogliamo chiamarli valori? Per noi sono quelli della tolleranza, della solidarietà, dell’empatia, del coraggio, dell’intelligenza, dell’audacia, della curiosità, della ricerca… che permettano ai bambini di sentirsi gli eroi positivi di quella storia. Offriamo un mondo relazionale  positivo.  Anche  attraverso i cattivi che hanno un ruolo di arginati c’è una morale in sé.

 

Il linguaggio

Il mondo di Melevisione usa termini propri: è un mondo magico che chiama i mesi , i giorni, i numeri, in un altro modo. Gli orchi parlano una lingua strana, simile ad un dialetto. Ma la lingua usata complessivamente dal programma è una lingua ricca e pulita. Usiamo i congiuntivi e cerchiamo di inserire anche parole inusuali, sempre ovviamente contestualizzandole. Cerchiamo, in sostanza di arricchire il vocabolario dei bambini garantendo loro più di quel lessico basic di 500 vocaboli che dicono sia il minimo sindacale garantito.